Covid-19 e tutela della salute dei migranti, le strategie della Regione Puglia

Covid-19 e tutela della salute dei migranti, le strategie della Regione Puglia

Le strategie messe in campo dalla Regione Puglia in questi mesi di emergenza Covid rispetto alla tutela della salute dei migranti che vivono sul territorio, in particolare negli insediamenti informali in cui si trovano i lavoratori stagionali stranieri. Un processo reso possibile anche grazie all’importante contributo dei fondi europei (FAMI E FAMI emergenziali).

Di questo si è discusso nel workshop “Covid-19 e tutela della salute dei migranti” che si è tenuto sabato 10 ottobre in Fiera del Levante a Bari, organizzato dalla Sezione Sicurezza del cittadino, Politiche per le migrazioni e Antimafia, aperto da Roberto Venneri, segretario generale della Presidenza della Giunta, che ha portato i saluti del governatore Michele Emiliano. “La tutela della salute dei migranti – ha sottolineato Venneri – trova fondamento nei principi della legge regionale 2009 e attua il Piano triennale dell’immigrazione in corso con interventi caratterizzati da un ampio partenariato”. Partenariato istituzionale – fra le Regioni, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dell’Interno – e con i diversi attori in campo a, a partire dal Terzo settore.

“Nella fase di emergenza, grazie ai progetti FAMI attualmente in corso, la Puglia ha risposto con prontezza e incisività al diffondersi dell’epidemia”, ha detto Domenico De Giosa, Dirigente della Sezione Sicurezza del cittadino, Politiche per le migrazioni e Antimafia Sociale della Regione Puglia. Nell’ambito di Su.pr.eme. Italia, il programma di contrasto al Caporalato in cinque regioni del Sud Italia, finanziato dalla Commissione Europea con FAMI emergenziali, “fondi previsti per altre azioni sono stati trasferiti per realizzare interventi sanitari legati alla diffusione del Covid. La stipula di una Convenzione con l’agenzia regionale AreSS e le ASL di Foggia e Lecce ha consentito di attivare unità mobili multidisciplinari negli insediamenti informali di migranti per attività di prevenzione e cura, gestite da tre organizzazioni non governative: Cuamm, InterSos e Solidaunia”. 

Inoltre, nell’ambito del progetto FAMI Salute Prevenzione 4.0, di cui la Regione Puglia è capofila e partner insieme ad AreSS, Università di Bari e Nova Consorzio nazionale per l’innovazione sociale, “durante l’emergenza sono stati distribuiti kit di prevenzione e igiene negli insediamenti informali grazie alla collaborazione con la Protezione Civile, la Caritas e la Croce Rossa Italiana”, ha ricordato De Giosa. È stato inoltre prototipato e installato un totem sanitario che consente, attraverso il collegamento via Bluetooth all’App Drops sul proprio smartphone, il monitoraggio di tutte le proprie informazioni sanitarie, sostenendo così la partecipazione attiva dell’utente nel proprio percorso di cura e prevenzione, fondamentale anche per il contenimento del contagio”. E proprio di questo ha parlato il professor Loreto Gesualdo, ordinario di Nefrologia all’Università di Bari Aldo Moro, che con il lavoro di squadra di quattro dipartimenti ha messo a punto il Totem e l’App Drops, Gocce di salute. “Prevenzione e tanto altro – ha evidenziato Gesualdo -, anche una strategia di alfabetizzazione sanitaria che abbiamo già sperimentato al centro Siproimi di Molfetta e a Casa Sankara, nel foggiano. Ora ci apprestiamo a collocarlo al Siproimi di Bisceglie e a Casa Bakita”.

“Assistenza sanitaria e sociale devono camminare insieme, anche perché la salute è data da un insieme di fattori e noi ci muoviamo nell’ottica di una promozione attiva della salute”, ha detto Ettore Attolini, Direttore dell’Area Innovazione Sociale, Sanitaria, di Sistema e Qualità di Aress Puglia, che ha evidenziato il lavoro che l’Agenzia Regionale per la Salute e il Sociale sta svolgendo nell’ambito di Su.Pr.Eme. Italia. Fra le azioni: unità mobili ambulatoriali per servizi di assistenza e relativi team multidisciplinari operativi negli insediamenti, presidi di salute, assistenza sociosanitaria di base e screening sanitari in loco, apertura di spazi interni per l’assistenza sociosanitaria primaria e gli screening, iniziative di alfabetizzazione sanitaria, triage nel territorio della Capitanata e del Sud Salento. Una volta terminati i progetti, ha sottolineato Attolini, “occorre trovare un modo per portarli a sistema, elaborare linee guida e mettere in campo meeting di apprendimento per il personale sanitario e gli operatori”.

E dell’attività di prevenzione e supporto sociosanitario di prossimità rispetto al Coronavirus e non solo hanno parlato INTERSOS ITALIA, Cuamm Medici con l’Africa e Croce Rossa Italiana, che operano direttamente su campo.

“In situazioni caratterizzate da condizioni abitative e sanitarie estremamente precarie, i servizi di prossimità e di bassa soglia sono decisivi, aiutano a sviluppare consapevolezza e capacità di autotutela anche rispetto alla propria salute”, ha detto Alessandro Verona di InterSos.

“Con le unità mobili facciamo le visite mediche, distribuiamo dispositivi di protezione individuale e nel caso facciamo tamponi. Da aprile a oggi abbiamo effettuato 43 uscite, circa 1000 triage e 880 visite”, ha detto Lucia Raho, che coordina l’Ambulatorio mobile di Cuamm, mentre Gianfranco Ferrante della CRI ha ricordato che “in Italia, negli ultimi mesi, sono sbarcate 24mila persone e su 68mila persone nei centri di accoglienza, a metà luglio si sono rilevati 572 casi sospetti di Covid, di cui ne sono stati confermati 239».

Il workshop si è aperto con i saluti istituzionali di Maria Assunta Rosa, capoufficio delle politiche dell’immigrazione e dell’asilo del Dipartimento delle Libertà Civili e dell’Immigrazione, Tatiana Esposito, Direttore Generale Dg Immigrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, e Antonia Bellomo, prefetto di Bari.

Ha coordinato la tavola rotonda Gianpietro Losapio, direttore di Nova Consorzio nazionale per l’innovazione sociale, partner di alcuni progetti, fra cui proprio Prevenzione 4.0, Su.Pr.Eme e Piu.Su.Pr.Eme.