In un Paese in cui i lavoratori migranti in agricoltura sono il 28% del totale e di questi i lavoratori comunitari rappresentano il 53% e gli extracomunitari il 47%; in un Paese dove sono circa 30mila le aziende che ricorrono all’intermediazione dei caporali per la ricerca di manodopera,
creare contesti di confronto propositivo tra persone, può rivelarsi utile a “formare” comunità consapevoli e sensibili ai fenomeni che sono fuori dalla porta di casa.
È accaduto a Nardò, in un territorio che conta circa 2000 ettari di terreno destinato a colture intensive e circa 1000 braccianti stranieri irregolarmente reclutati per la raccolta di pomodori e angurie. È accaduto con l’Agorà della Condivisione, format inserito nel Progetto Su.Pr.Eme. Italia, finanziato con fondi Amif della Commissione Europea, teso a promuovere processi di integrazione e inclusione nelle cinque regioni del sud: Puglia, Regione coordinatrice del Progetto, Sicilia, Campania, Basilicata e Calabria.
La tappa di Nardò di Su.Pr.Eme. Italia ha ricevuto il plauso dell’assessore allo sviluppo economico della Regione Puglia Alessandro Delli Noci, «perché ha dato dignità al capitale umano – ha detto – offrendo un supporto culturale di grande valore». Capitale umano messo a rischio, secondo l’assessore, da quanto sta accadendo a livello internazionale. «L’aumento del costo delle materie prime – ha ribadito – rischia di ricadere sui lavoratori. Il rischio che non possiamo correre è che la gara al ribasso sia sempre a danno dei lavoratori. Per questo – ha concluso – sarà importante capire quali strategie industriali, commerciali e sociali mettere in campo per tutelare gli interessi di tutti».
PROPOSTE DEGLI STAKEHOLDER
L’Agorà della condivisione di Su.Pr.Eme. Italia ha coinvolto la comunità neretina; ma non solo. Proposte concrete sono state messe sul tavolo di discussione e offerte come spunto di confronto da alcuni stakeholder intervenuti, profondi conoscitori del territorio e del fenomeno.
Monica Accogli, Segretaria Flai Cgil Lecce, ha parlato di un’emergenza che si muove su tre assi: le politiche di alloggio per i migranti, il mercato del lavoro e il trasporto nei campi. Sull’accoglienza la segretaria Flai insiste: «Può esserci integrazione solo se questi lavoratori vivono dentro il comune di residenza e non ai margini. Un migrante nel settore agricolo potrà ritenersi integrato solo quando avrà la possibilità di vivere all’interno della città. La Flai Cgil – ha continuato – da anni si fa portavoce di un progetto di albergo diffuso e su questo continueremo a puntare. Sul mercato del lavoro è ancora netta la distanza tra domanda e offerta. Occorrono campagne informative, perché i lavoratori stranieri spesso non conoscono i loro diritti. E questo è un problema. Sui trasporti le difficoltà sono enormi perché il territorio salentino, molto parcellizzato, favorisce il sistema dei caporali e il loro controllo sui lavoratori».
Carmelo Rollo, presidente di Legacoop Puglia, ha proposto il modello di Casa Sankara di San Severo, dove sui terreni messi a disposizione dalla Regione Puglia i braccianti africani hanno piantato pomodori, li hanno raccolti e, grazie al sistema cooperativo che si è messo in moto, li hanno trasformati e messi in un barattolo chiamato Riaccolto (accolto due volte: in terra di Puglia e nel mondo del lavoro). A chiudere il cerchio è stata la Coop, sempre attenta alle tematiche sociali, che anche quest’anno venderà quel pomodoro che profuma di dignità in tutti gli iper d’Italia.
«Un esempio – ha sottolineato Rollo – di come il sistema cooperativo può restituire dignità a chi ha avuto il coraggio di tirarsi fuori da un sistema malato. Un esempio replicabile anche qui a Nardò. Sappiamo bene che non è la soluzione, ma è un modello che ha funzionato lì e non vedo perché non possa funzionare anche qui. La mia proposta di oggi in quest’Agorà è quella di promuovere una campagna di ascolto di questi lavoratori. Spesso interveniamo su un’idea di bisogno che non è realmente il bisogno di questi migranti. Chiediamo a loro – ha concluso – quali sono i loro sogni e i loro bisogni e solo dopo diamo delle risposte. In questo modo il processo di inclusione diventerebbe più facile».
Per Leonardo Palmisano, sociologo, direttore del festival della Legalità, Su.Pr.Eme. Italia è stata l’occasione per lanciare una proposta concreta alla Regione Puglia, quella di «creare dentro il PSR una corsia preferenziale per chi fa agricoltura sociale contro il fenomeno del caporalato e per chi insiste sui beni confiscati, favorire l’insediamento di nuove cooperative di produzione di lavoro o di servizi sui beni confiscati, favorendo al contempo lo svuotamento progressivo delle baraccopoli con un canale di finanziamento all’interno del PSR. Al tempo stesso – ha concluso – far sì che esperienze come quella di Casa Sankara possano diventare la cerniera tra la città e la campagna, una sorta di cerniera rur-urbana».
La deputata Maria Soave Alemanno ha raccontato come buona prassi l’esperienza di Opera Seme, il progetto di economia civile promosso dalla Caritas di Nardò Gallipoli per la valorizzazione del capitale umano del territorio. Un progetto nato da un’idea di don Giuseppe Venneri, direttore della Caritas di Nardò Gallipoli, che con la cooperativa sociale Ipso Facto ha saputo mettere in rete e aggregare diversi produttori locali. Un ruolo centrale quello della Caritas neretina anche nel supporto alla comunità dei migranti extracomunitari, grazie alla gestione del servizio mensa per tutti gli ospiti della Masseria Boncuri.
Idee, buone pratiche, proposte in un momento di confronto propositivo che Su.Pr.Eme. ha offerto alla comunità.
«Con questo progetto – afferma Antonio Tommasi, dirigente della Sezione sicurezza del Cittadino, Politiche per le Migrazioni e Antimafia sociale della Segreteria Generale della Presidenza della Regione Puglia – partendo dalla consapevolezza della complessità del fenomeno che richiede sicuramente un approccio multidimensionale, stiamo provando a far emergere criticità ma anche buone pratiche ed esperienze di modelli che hanno funzionato. Con Su.Pr.Eme. Italia stiamo riportando l’attenzione sulle persone che subiscono il fenomeno, non su un concetto astratto. Parliamo di cose concrete. Questo fa la differenza».