La Tutela della salute nelle persone migranti. È questo il titolo del seminario finale in mainstreaming delle attività del progetto Prevenzione 4.0 – che vede capofila la Regione Puglia in partenariato con AReSS Puglia, Università degli Studi Bari e NOVA ONLUS Consorzio di Cooperative Sociali –e che si è tenuto mercoledì 27 ottobre nella Sala Agorà Regione Puglia della Fiera del Levante di Bari.
Finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020 – Obiettivo Specifico 1. Asilo – Obiettivo nazionale ON 1 – Accoglienza/Asilo – lett. c – Potenziamento del sistema di 1° e 2° accoglienza – Tutela della salute, Prevenzione 4.0 ha permesso di migliorare la qualità dei programmi e servizi del Servizio Sanitario Nazionale offerti ai richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale presenti sul territorio pugliese. Grazie ad attività diversificate di intervento, gli stakeholder coinvolti hanno garantito modelli e dispositivi di cura orientati alla “medicina di prossimità”. Favorire reti e rapporti collaborativi tra servizi pubblici, privati e del privato sociale; rafforzare le capacità degli operatori che, a vario titolo, rientrano nei processi di inclusione sociale e sanitaria dei richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale in ambito regionale; creare e sperimentare un sistema integrato di rilevazione, prevenzione e cura dei bisogni socio-sanitari dei beneficiari; adottare strategie efficaci di alfabetizzazione e educazione sanitaria dell’utenza sono stati gli obiettivi pianificati e raggiunti sino ad oggi. Nato nel 2017 e avviato nella seconda metà del 2018, Prevenzione 4.0 è durato 30 mesi, affrontando anche le difficoltà legate alla pandemia da Covid19.
«Ho iniziato il mio lavoro quando L’Italia si è scoperta Paese di accoglienza. Da giovane medico ho toccato con mano le difficoltà e gli ostacoli che incontra una persona che arriva in un Paese nuovo – ha esordito Pier Luigi Lopalco, Assessore alla Sanità della Regione Puglia -. Sono ostacoli che bisogna saper superare. E per farlo servono politiche che vadano oltre i concetti di emergenza. Le nostre politiche devono dare di più a chi arriva nel nostro Paese. Senza investimenti in politiche educative e della salute non c’è crescita».
«Bisogna saper andare incontro ai bisogni – ha ribadito Stefano Bronzini, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” -, alle necessità delle persone, dando una risposta in termini sociali e umanitari. Saper parlare di “persone” sviluppa il senso di responsabilità. L’Università di Bari – ha poi specificato – ha assunto un impegno attivo: ha il Programma di accoglienza per richiedenti asilo più grande d’Italia, con 24 utenti, basti pensare che La Sapienza di Roma ne ha 10.
«Siamo al momento conclusivo di un progetto denso, e questo è il risultato dal quale dobbiamo ripartire – ha detto Gianpietro Losapio, Direttore di NOVA onlus Consorzio di Cooperative Sociali, nella successiva Tavola rotonda che ha coinvolto tutti i partner -. Nonostante le difficoltà incontrate e i tempi lunghi, ne usciamo con le idee più chiare in merito ai princìpi cardine della salute, diritto umano universale. Emerge la necessità di evolvere, di adattarsi e comprendere le necessità degli utenti, ed in virtù di questo rendere i servizi capaci di interpretare i bisogni reali».
«Prevenzione 4.0 è un progetto caratterizzato da buone prassi, criticità e proposte innovative, rivelatosi punto di partenza e oggetto di aggiornamento – ha convenuto Marilù Napoletano di AReSS Puglia -. Dallo sbarco all’accoglienza, il percorso da sviluppare coinvolge persone e richiede empatia».
«E questo progetto ha la sensibilità rivolta alle persone – le ha fatto eco Teresa Roselli, del Dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Bari -. È un contesto dinamico, in continua evoluzione, che richiede la partecipazione di tutti. Oggi siamo qui per celebrare un inizio», ha detto, citando poi gli output principali realizzati grazie alle nuove tecnologie, ovvero un totem, “Drops – Gocce di Salute”, contenente dispositivi atti all’auto misurazione dei parametri biomedici da parte dei lavoratori migranti, dati che poi vengono registrati su database e sono consultabili tramite l’app omonima scaricabile gratuitamente. Ad oggi, in Puglia, sono tre i totem installati, rispettivamente al Caps di Bari, a Casa Sankara (Azienda Agricola Fortore) a San Severo e nel Sai di Bisceglie. «Ogni goccia fa l’oceano», secondo Loreto Gesualdo, del Dipartimento dell’Emergenza e dei trapianti di organi (D.E.T.O) dell’Università degli Studi di Bari, che ha giocato sul significato di Drops. «Integriamoci!» è stato il suo «invito all’accoglienza e alla contaminazione».
Anche Michela Camilla Pellicani del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bari è d’accordo sul fatto che Prevenzione 4.0 sia stato «un progetto caratterizzato da collaborazioni incrociate, alla cui base vi sono tre princìpi: la collaborazione tra entità diverse, la contaminazione tra saperi diversi e l’interdisciplinarità», con la presenza attiva e il confronto continuo tra mondo accademico e istituzioni pubbliche.
C’è dunque bisogno di «finalizzare gli interventi in termini di prevenzione – ha concluso Pasquale Stefanizzi, ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Oncologia Umana dell’Università degli Studi di Bari -, sorvegliare e monitorare i dati relativi, ad esempio, alla frequenze delle malattie», dati messi a disposizione dall’Osservatorio Epidemiologico della Regione Puglia.
Pertanto, si continuerà a portare avanti ulteriori attività, quali lo screening di malattie infettive nei centri di prima accoglienza, soprattutto per mettere in atto risposte tempestive.